Storia e sviluppo dell’hockey in carrozzina: dalle origini alle competizioni internazionali

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp
Un viaggio nella storia dell’hockey in carrozzina, dalle origini europee degli anni ’70 fino alle competizioni internazionali e ai campionati italiani di Serie A1, A2 e B. Uno sport inclusivo e strategico, che unisce passione e determinazione dentro e fuori dal campo.

L’hockey in carrozzina è molto più di un semplice sport. È un simbolo di inclusione, passione e determinazione. Negli ultimi decenni, questa disciplina si è evoluta in maniera straordinaria, passando da una pratica ludica sperimentale a un vero e proprio sport internazionale, con regole codificate, squadre organizzate e un crescente pubblico di appassionati. In questo articolo esploreremo le sue origini, lo sviluppo e il contesto attuale a livello mondiale.

Le origini: dagli anni Settanta alle prime esperienze strutturate

Le radici dell’hockey in carrozzina risalgono agli anni Settanta in Europa, un periodo in cui si cercavano nuove attività sportive per coinvolgere le persone con disabilità motorie gravi. In particolare nei paesi del Nord Europa come Svezia, Olanda, Danimarca e Germania – iniziarono a prendere piede versioni modificate dell’hockey su prato o su ghiaccio, adattate per chi utilizzava la carrozzina elettrica.

Non esiste una data precisa che sancisca la nascita ufficiale dello sport, poiché si è sviluppato in modo spontaneo e parallelo in più paesi. Tuttavia, è possibile dire che l’hockey in carrozzina nasce dal desiderio di garantire anche alle persone con disabilità complesse la possibilità di praticare sport di squadra, mantenendo l’adrenalina e la competizione come elementi centrali.

Powerchair hockey: un’evoluzione chiave

Negli anni Ottanta si fa strada una versione più strutturata e codificata, conosciuta come powerchair hockey (anche chiamato “electric wheelchair hockey” o EWH). A differenza delle prime versioni, qui vengono introdotte regole ufficiali, una suddivisione dei ruoli in campo e una maggiore attenzione all’equilibrio tra i diversi livelli di disabilità.

Nel powerchair hockey si gioca 5 contro 5 su un campo di dimensioni ridotte, con regole che ricordano vagamente l’hockey su pista, ma con sostanziali adattamenti. Il campo misura 26 x 16 metri, e i giocatori si muovono esclusivamente su carrozzine elettriche. Sono previste due principali tipologie di atleti: quelli che giocano con la mazza a mano e quelli che, non potendo impugnare l’attrezzo, utilizzano uno “stick” fissato alla carrozzina.

La flessibilità del regolamento consente la partecipazione anche ad atleti con tetraplegie o disabilità neuromuscolari, rendendo lo sport uno dei più inclusivi in ambito paralimpico.

Il riconoscimento ufficiale e la crescita internazionale

Il grande salto di qualità arriva negli anni Novanta, quando si fondano le prime federazioni nazionali. Nel 2001 nasce ufficialmente l’IPCH – International Powerchair Hockey, una sottocommissione della Federazione Internazionale di Hockey su Pista (FIPFA), incaricata di promuovere, regolare e far crescere lo sport a livello mondiale.

Da quel momento in poi, il powerchair hockey inizia ad affermarsi con maggiore forza: si organizzano tornei internazionali, nascono campionati nazionali in vari paesi e vengono istituite le prime competizioni ufficiali come il Campionato Europeo e il Campionato Mondiale. La prima edizione dei Mondiali si tiene nel 2010 ad Amsterdam, segnando un traguardo storico.

L’Italia e la nascita della federazione paralimpica

In Italia, l’hockey in carrozzina fa la sua comparsa a fine anni Novanta, grazie all’iniziativa di alcune famiglie e tecnici che, ispirati dai modelli esteri, iniziano a diffondere questo sport anche nel nostro paese. Nasce così nel 2003 la FIWH – Federazione Italiana Wheelchair Hockey, oggi confluita nella Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport (FIPPS).

Grazie a questa struttura federale, il movimento italiano cresce rapidamente. Vengono organizzati campionati di Serie A1, A2 e, più recentemente, anche la Serie B, a dimostrazione di una crescente partecipazione e attenzione al vivaio e alle nuove realtà. Si disputano inoltre la Coppa Italia, la Supercoppa e tornei giovanili. Le squadre come i Thunder Roma, i Black Lions Venezia, i Madracs Udine o i Tigers Bolzano  diventano veri e propri punti di riferimento per atleti e famiglie, contribuendo alla diffusione dello sport in ogni angolo della penisola.

La Nazionale Italiana, nel corso degli anni, si è affermata come una delle realtà più forti a livello internazionale, conquistando medaglie e riconoscimenti nei maggiori tornei IPCH.

Inclusione, strategia e tecnica: un mix vincente

Uno degli elementi distintivi dell’hockey in carrozzina è la sua natura fortemente inclusiva. A differenza di altri sport, qui ogni atleta è valorizzato in base alle proprie capacità, e il sistema di classificazione garantisce equilibrio e competitività. Viene infatti attribuito a ogni giocatore un punteggio che va da 0,5 a 5 in base al livello di funzionalità, e il punteggio totale della squadra in campo non può superare un determinato limite. Questo permette di schierare atleti con disabilità diverse sullo stesso piano.

Dal punto di vista tecnico, l’hockey in carrozzina richiede precisione, strategia e grande capacità tattica. La velocità di gioco può sorprendere chi lo osserva per la prima volta: azioni rapide, passaggi precisi, tiri potenti, pressing e difesa a zona rendono ogni partita avvincente. Gli allenamenti si basano su esercizi specifici, preparazione fisica (per quanto possibile) e affiatamento del gruppo, valorizzando anche l’aspetto relazionale ed emotivo.

Le sfide e il futuro dello sport

Nonostante i numerosi traguardi, l’hockey in carrozzina deve ancora affrontare alcune sfide importanti. Una di queste è il riconoscimento a livello paralimpico: al momento, il powerchair hockey non è incluso nel programma ufficiale dei Giochi Paralimpici, anche se la comunità internazionale si sta battendo per ottenerne l’ammissione.

Un altro ostacolo è la diffusione nelle scuole e nei contesti sociali. Troppo spesso, le discipline paralimpiche restano confinate a un ambito ristretto, mentre sarebbe fondamentale avvicinare i giovani  con e senza disabilità  alla conoscenza e pratica di questi sport. Iniziative come “I Powerchair Sport a Scuola”, attive anche in Italia, rappresentano un passo importante in questa direzione.

Riflessioni finali

L’hockey in carrozzina non è solo una disciplina sportiva: è una finestra aperta sull’inclusione, sulla resilienza e sulla possibilità di vivere una vita piena, nonostante le difficoltà. Ogni partita è il frutto di ore di allenamento, passione e voglia di superare i limiti. Ogni atleta che scende in campo racconta una storia di coraggio.

In un mondo che ha ancora troppi ostacoli da abbattere, l’hockey in carrozzina è un esempio potente di ciò che si può fare quando si guarda oltre la disabilità e si punta dritti al cuore dello sport: la passione, la competizione e il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di grande.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *