Disabilità ai concerti: l’esperienza negata alla RCF Arena di Reggio Emilia

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disabile ai concerti
Disabilità ai concerti: la storia di Mattia Muratore alla RCF Arena mostra cosa manca davvero per rendere accessibili gli eventi alle persone disabili.

Disabilità ai concerti è un tema che troppo spesso viene trascurato, nonostante le promesse di inclusione fatte da molte strutture. Il caso di Mattia Muratore alla RCF Arena di Reggio Emilia ne è un esempio concreto. Qui di seguito viene raccontata un’esperienza che mostra quanto sia ancora lunga la strada per una vera partecipazione culturale.

Un accesso negato alla cultura

Mattia aveva partecipato a un concerto già alcuni anni fa. L’idea era semplice: vivere un grande evento musicale con la dignità e la visibilità che spettano a ogni spettatore. La realtà però è stata opposta. L’area riservata alle persone con disabilità era in fondo, senza pedane, dietro a centinaia di persone in piedi. Nessuna visuale sul palco, nessuna possibilità di partecipare veramente. Il risultato è stato chiaro: non ha visto nulla. La musica c’era, l’esperienza no. E questo è inaccettabile.

Tre anni dopo, tutto è ancora fermo

Dopo anni di segnalazioni e richieste, Mattia è tornato alla RCF Arena nel 2024, sperando in un cambiamento. Nulla era diverso. Stesso spazio, stesse condizioni, stesso senso di esclusione. La disabilità ai concerti rimane un tema ignorato, gestito con superficialità, come se la presenza di persone disabili fosse un imprevisto e non una parte naturale del pubblico. Nessun segnale di ascolto. Nessun miglioramento.

L’illusione dell’inclusione

Quella che viene raccontata come una “festa per tutti” si rivela in realtà la festa degli altri. Per chi ha una disabilità, spesso l’unica possibilità è restare in fondo, lontano dal palco, lontano dalla visione, lontano dalla partecipazione vera. Il problema non è tecnico, è culturale. L’accessibilità continua a essere trattata come una concessione, non come un diritto.

Disabilità ai concerti: una questione di diritti

La disabilità ai concerti non è una gentilezza che si può valutare se garantire. È una questione di progettazione, di pari opportunità, di dignità. Strutture moderne come la RCF Arena non possono ignorare queste esigenze. Non è accettabile che una location da oltre 100.000 persone non preveda una pedana rialzata per chi si sposta in carrozzina. Si tratta di un errore grave, evidente, che compromette completamente l’esperienza dell’evento.

L’illusione della zona riservata

Mattia Muratore non chiede privilegi. Chiede solo di vedere quello per cui ha pagato. Chiede di vivere il concerto come tutti. Ma quando parliamo di disabilità ai concerti, la realtà è che spesso ci si accontenta di uno spazio “dedicato”, anche se inadeguato. Come se bastasse dire “abbiamo un’area disabili” per risolvere tutto.

Il divario tra promesse e realtà

La retorica dell’inclusione non basta più. Servono soluzioni. Le esperienze come quella di Mattia mostrano che, senza azioni concrete, ogni promessa resta vuota. Il problema non riguarda solo la RCF Arena. È un tema diffuso, che riguarda molti spazi pubblici e tanti eventi. Il gap tra il dire e il fare è ancora troppo grande.

Cosa serve davvero per garantire la disabilità ai concerti

Per affrontare davvero la disabilità ai concerti servono scelte precise:

  • Zone rialzate, con pedane stabili
  • Personale formato sulle esigenze specifiche
  • Accessi agevolati e privi di ostacoli
  • Biglietterie accessibili anche online
  • Dialogo diretto e stabile con le associazioni

Norme e responsabilità disattese

La legge italiana prevede da anni l’obbligo di garantire l’accessibilità agli eventi culturali. Il DM 236/89 e la legge 104/92 parlano chiaro. Eppure, nel concreto, molte strutture ignorano questi obblighi. Anche le linee guida del Ministero della Cultura suggeriscono soluzioni tecniche precise. Ma manca il controllo, manca la volontà politica di imporre standard minimi.

Esperienze simili in altre città

La situazione di Mattia non è isolata. A Milano, durante alcuni festival, le persone con disabilità sono state sistemate in aree senza copertura dal sole e senza assistenza. A Roma, alcuni stadi non prevedono nemmeno un accesso autonomo. A Napoli, l’organizzazione di un grande evento ha lasciato fuori decine di spettatori con disabilità per mancanza di posti adeguati. Non si tratta di eccezioni, ma di un modello sistemico da rivedere.

Il ruolo delle associazioni e delle famiglie

Molte associazioni si battono ogni giorno per cambiare questo stato di cose. Alcune hanno avviato tavoli con i gestori degli spazi, altre hanno portato casi in tribunale. Le famiglie, spesso lasciate sole, diventano portavoce di esigenze ignorate. La disabilità ai concerti coinvolge anche chi accompagna, chi assiste, chi garantisce la partecipazione. Ignorarlo significa abbandonare tutti.

La musica è per tutti, non per pochi

Un concerto non è solo intrattenimento. È socialità, cultura, emozione. Negare l’accesso reale a questi momenti significa negare il diritto alla bellezza, alla gioia, alla partecipazione culturale. Ogni volta che una persona con disabilità non riesce a vivere un concerto, perdiamo tutti un pezzo di umanità.

I costi dell’inclusione sono investimenti

Chi parla di costi troppo alti per garantire l’accessibilità non considera i benefici sociali. Un’arena inclusiva richiama più pubblico, più famiglie, più attenzione. Inoltre, offre un modello positivo. La disabilità ai concerti non è un ostacolo, ma un banco di prova per il valore reale di una società.

Il racconto come strumento di cambiamento

Mattia ha deciso di raccontare questa esperienza per dare voce a chi viene ignorato. Perché sono in tanti a dover rinunciare a vivere la musica dal vivo solo per mancanze progettuali. E nel 2025, questo non è più accettabile. Raccontare è resistere. E è anche un modo per chiedere un cambiamento.

Le istituzioni devono fare la loro parte

Le istituzioni devono assumersi la loro responsabilità. Non si può patrocinare un evento in una struttura inaccessibile. Non si può parlare di cultura, di partecipazione, se si escludono intere categorie di persone. La disabilità ai concerti deve diventare una priorità nella pianificazione, non una questione secondaria.

Nessuno spettatore di serie B

Oggi serve un cambio di passo. Serve che ogni concerto, ogni evento, ogni spazio pubblico sia davvero pensato per tutti. E che non esistano più spettatori di serie B. Mattia Muratore, come tanti altri, non vuole favori. Vuole rispetto. Vuole vivere la musica, vedere il palco, far parte della festa.

Disabilità ai concerti: un indicatore di civiltà

Disabilità ai concerti non significa tolleranza. Significa piena partecipazione. E su questo non si può più fare finta di niente. Garantire l’accessibilità è una questione di civiltà. Di democrazia culturale. Di visione.

La storia di Mattia è solo una delle tante. Ma può essere quella che accende un riflettore. E, finalmente, cambia le cose.

 

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