Essere una struttura ricettiva oggi non basta. Bisogna essere una struttura accogliente. E accoglienza, per una persona con disabilità motoria, non è questione di gentilezza. È questione di diritti, praticità, attenzione. E soprattutto di coerenza: non basta scrivere “accessibile” sul sito. Serve dimostrarlo, passo dopo passo, porta dopo porta.
Accessibile non è “abbastanza comodo”
Molti hotel, B&B e agriturismi si considerano accessibili solo perché hanno una rampa all’ingresso o un bagno più largo. Ma una persona con disabilità motoria non cerca adattamenti di fortuna: cerca strutture pensate davvero per chi si muove in carrozzina, o ha bisogno di spazi sicuri per muoversi. Un soggiorno accessibile non è una gentile concessione: è un servizio, e va trattato come tale.
Tutto comincia dall’informazione
La prima impressione si gioca online. Chi cerca un alloggio accessibile a chi ha una disabilità motoria ha bisogno di sapere con precisione cosa troverà. No alle descrizioni vaghe tipo “camera ampia” o “facile da raggiungere”. Sì a dati concreti: larghezza delle porte, altezza del letto, foto del bagno, presenza di maniglioni, doccia a pavimento, corrimano, citofoni. La fiducia si costruisce così.
E se le informazioni non si trovano online, deve essere facile contattare la struttura e ricevere risposte chiare. Una persona con disabilità motoria non dovrebbe dover fare dieci chiamate per avere certezze.
La camera accessibile non è solo “più grande”
Una camera accessibile deve essere funzionale. Chi usa una carrozzina deve potersi muovere in autonomia, senza dover spostare mobili o chiedere aiuto. Il letto deve essere accessibile, anche nei trasferimenti laterali. Le prese elettriche devono essere a portata. I comandi luci, tapparelle, TV devono essere raggiungibili. L’armadio dev’essere fruibile da seduti. E soprattutto: tutto deve essere sicuro.
Il bagno è il punto critico. Serve una doccia a filo pavimento, una seduta stabile, maniglioni ben posizionati, spazio sufficiente per muoversi. I lavandini devono essere utilizzabili da chi è in carrozzina, i sanitari devono essere alla giusta altezza, e ci devono essere sistemi di emergenza chiari ed efficaci.
E mai, mai usare la camera “accessibile” come magazzino.
Accessibilità significa accesso a tutta la struttura
Non basta rendere accessibile la stanza. Tutti gli spazi comuni devono essere fruibili a chi ha una disabilità motoria. Reception senza gradini o ostacoli. Corridoi ampi e sgombri. Ascensori spaziosi, con comandi ad altezza carrozzina. Ristorante con tavoli accessibili e spazio di manovra. Buffet ad altezze ragionevoli. Piscina con pedane o sollevatore. Giardino con vialetti percorribili. Anche il parcheggio deve avere posti riservati, ampi, vicino all’ingresso.
L’accessibilità non si improvvisa. Si progetta. E se non c’è, si dichiara. Meglio essere onesti che fingere.
Esperienze: parte integrante del soggiorno
Chi viene da voi non cerca solo un letto. Cerca un’esperienza. Per questo è importante collaborare con realtà locali che propongano attività accessibili: escursioni, tour culturali, visite enogastronomiche, sport inclusivi. Offrire informazioni chiare su cosa è davvero fruibile fa la differenza.
E se fornite servizi di trasporto, pensateli accessibili. Se avete convenzioni con spiagge, chiedete se ci sono passerelle e sedie da mare specifiche. Se suggerite ristoranti, verificate se sono davvero senza barriere.
Il ruolo del personale: centrale
Una struttura è davvero accogliente quando il suo personale lo è. Chi lavora a contatto con il pubblico deve essere formato su cosa significa ospitare una persona con disabilità motoria. Non si tratta solo di sapere dove sono le camere accessibili, ma di saper ascoltare, capire quando intervenire e quando lasciare autonomia, usare un linguaggio rispettoso.
Evitate toni paternalistici o espressioni fuori luogo. Chi viaggia con una disabilità motoria non è un ospite “speciale”. È un cliente. E come tale va trattato.
Tecnologia sì, ma funzionale
Domotica, chiavi elettroniche, ascensori intelligenti: tutto bello, finché funziona per tutti. Ma se il touchscreen dell’ascensore non è a portata di mano, o se le luci si attivano solo con un sensore troppo alto, tutto si complica.
Pensate la tecnologia per chi ha esigenze diverse. Testatela con utenti reali. Offrite sempre alternative manuali. L’innovazione è utile solo se non esclude nessuno.
Attenzione anche all’arrivo e alla partenza
Un soggiorno parte dal momento in cui si mette piede in struttura. Parcheggi ampi, accessibili, ben segnalati. Percorsi agevoli dal posteggio all’ingresso. Possibilità di carico/scarico senza ostacoli. Navette, se presenti, dotate di pedane o sollevatori. E personale disponibile, senza bisogno di giustificare ogni richiesta.
Accessibilità non è marketing
Essere accessibili non è una trovata pubblicitaria. È una responsabilità. Ma è anche un’opportunità: perché oggi sempre più persone scelgono strutture attente, inclusive, realmente accoglienti. Perché una famiglia con un figlio con disabilità motoria, un anziano, o anche un atleta paralimpico in viaggio, non dimenticano chi li ha messi a proprio agio.
E perché offrire ospitalità vera è un modo per migliorare il proprio servizio. Perché rende tutto più funzionale, ordinato, efficiente. Per tutti.
Un consiglio finale? Coinvolgete chi vive questa realtà
Volete rendere la vostra struttura più accessibile? Chiedete consiglio a chi vive sulla propria pelle la disabilità motoria. Invitate associazioni, fate test con utenti reali. Non ci sono linee guida migliori dell’esperienza diretta.
L’inclusione non è una lista da spuntare. È uno sguardo più ampio sul mondo. E chi lavora nell’ospitalità, quel mondo lo deve sapere guardare bene.