Melissa Reid nasce il 15 novembre 1990 a Looe, in Cornovaglia, una cittadina affacciata sull’oceano. Fin da piccola ama stare all’aria aperta, fare sport, esplorare. Cresce tra onde, sabbia e natura. Poi, a 14 anni, la vita cambia. Perde gran parte della vista a causa di una malattia degenerativa. La diagnosi è dura da accettare. Ma non la ferma.
Melissa non smette di muoversi. Anzi, si aggrappa allo sport con più determinazione. Scopre presto che quello che manca agli occhi può essere compensato dalla percezione, dall’istinto, dal corpo. Inizia a correre, a pedalare, a nuotare. Inizia a vivere lo sport non solo come attività fisica, ma come linguaggio.
L’inizio del paratriathlon
Nel 2011, Melissa Reid entra nel mondo del paratriathlon, una disciplina paralimpica che combina nuoto, ciclismo e corsa. Per un’atleta non vedente, è una sfida tripla: ogni disciplina ha rischi e complessità diverse, tutte da affrontare in tandem con una guida.
Ma Melissa non si tira indietro. Allenamento dopo allenamento, costruisce un’intesa perfetta con la sua guida. Impara a fidarsi completamente, a sincronizzare ogni passo, ogni bracciata, ogni pedalata. La connessione tra i due diventa totale. E il risultato è un corpo doppio che si muove come uno solo.
Melissa Reid: i primi successi
Nel 2013, Melissa Reid conquista il suo primo grande risultato: oro ai Campionati Europei di Paratriathlon nella categoria PTVI (atleti ipovedenti). Nello stesso anno arriva argento ai Mondiali. Il suo nome inizia a circolare, soprattutto per il suo stile di gara: pulito, regolare, costante.
Melissa non è un’atleta che punta tutto sulla potenza. La sua forza è il ritmo. La capacità di mantenere il controllo, di gestire le transizioni tra le discipline, di non perdere mai la lucidità. Anche nelle giornate difficili, riesce a rimanere focalizzata. A ogni gara, cresce. A ogni gara, impara qualcosa.
Il bronzo di Rio
Il grande palcoscenico arriva nel 2016, alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. È la prima volta che il paratriathlon viene inserito nel programma paralimpico. Melissa Reid è pronta. Con la sua guida, affronta la gara con intelligenza tattica e cuore.
Arriva terza, conquistando una medaglia di bronzo storica. Il podio è il coronamento di anni di lavoro, sacrifici, cadute e ripartenze. Ma Melissa non si ferma a festeggiare. Sa che quella medaglia è solo un punto di partenza. Il suo sguardo è già rivolto a Tokyo.
La strada verso Tokyo
Dopo Rio, Melissa vive anni intensi. Alcuni infortuni la rallentano, ma non la bloccano. Cambia guida, cambia metodi, cambia città. Tutto pur di continuare a migliorare. Si allena in Scozia, tra laghi gelidi e salite dure, cercando sempre di spingersi oltre.
Nel 2019 conquista di nuovo il titolo europeo. E si qualifica per Tokyo 2020. A causa della pandemia, i Giochi vengono posticipati, ma Melissa non perde la concentrazione. Anzi, usa quel tempo per curare ogni dettaglio. Quando arriva il momento, è pronta.
A Tokyo, arriva quarta, fuori dal podio per pochi secondi. È una delusione, ma anche una conferma: è ancora lì, tra le migliori. E soprattutto, sa che la vera vittoria è essere in gara. Sentire il cuore che corre. Condividere la corsa con chi la guida, letteralmente e simbolicamente.
Un’atleta, una persona
Melissa Reid non è solo un’atleta di alto livello. È anche un modello positivo per tanti ragazzi e ragazze con disabilità visiva. Parla spesso della sua condizione, ma non per fare retorica. La racconta per normalizzarla. Dice: “Essere cieca è solo una delle tante cose che sono.”
Fuori dalla gara, Melissa è istruttrice di nuoto e personal trainer. Ama il surf, i cani, la vita semplice. È diretta, ironica, concreta. Non cerca attenzioni, ma relazioni vere. E proprio per questo riesce a ispirare chiunque incontri il suo percorso.
Sport e fiducia
Il legame tra Melissa Reid e le sue guide è uno degli aspetti più affascinanti della sua carriera. Nel paratriathlon, la guida è una figura chiave: deve essere sincronizzata, silenziosa, presente. Melissa ha corso con diverse guide negli anni, ma con tutte ha costruito un rapporto profondo.
Ha sempre detto: “Correre con una guida è un atto di fiducia totale. Tu metti la tua sicurezza nelle mani di un’altra persona. E se la relazione funziona, corri più veloce.” In questo senso, il paratriathlon è anche una lezione di umanità.
Perché parlarne qui
Nel mio blog, la storia di Melissa Reid ha un senso pieno. Perché non è solo una storia sportiva, ma un racconto di relazione, adattamento, ascolto. Melissa ha trasformato la perdita della vista in un nuovo modo di guardare. Ha trovato nello sport una lente precisa, fatta di fatica e determinazione.
E ha mostrato che si può vincere anche quando non si arriva primi. Basta sapere perché si corre.