Frame Runner disabilità: la corsa di Simone oltre i limiti

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Frame Runner disabilità: la corsa di Simone oltre i limiti
La storia di Simone e del suo Frame Runner disabilità: quando correre diventa possibile anche per chi ha una disabilità motoria grave.

l mondo della disabilità sta vivendo una rivoluzione silenziosa, fatta di tecnologia, sport e voglia di normalità. In questo contesto si inserisce il Frame Runner disabilità, un ausilio nato per permettere a chi ha disabilità motorie gravi di vivere l’esperienza della corsa. Ma ciò che rende davvero speciale questo strumento è quando incontra persone come Simone, che con determinazione e coraggio trasformano l’impossibile in realtà.

Simone: dalla carrozzina alla pista

Simone ha 28 anni e dalla nascita convive con una quadriparesi spastica. Ha sempre usato una carrozzina per muoversi, vivendo quotidianamente limitazioni nei movimenti e nella postura. Non ha mai camminato, e per molto tempo lo sport è rimasto un sogno lontano. Ma tutto cambia quando la sua famiglia scopre il Frame Runner disabilità.

Una scoperta che cambia la vita

Grazie al suggerimento dell’Ortopedia 3G di Vittorio Veneto  e al supporto dell’associazione Super Simo Family’s, Simone ha avuto accesso a un Frame Runner disabilità personalizzato. La sua famiglia, da sempre sportiva  la sorella Beatrice ha corso anche la maratona di New York lo ha sostenuto passo dopo passo. Quel mezzo, inizialmente sconosciuto, è diventato una chiave per aprire una nuova porta: quella della corsa. Una corsa in cui lui, finalmente, poteva essere protagonista.

La prima corsa di Simone

Con il suo nuovo Frame Runner disabilità, Simone ha iniziato un percorso di adattamento e allenamento. All’inizio erano pochi metri, accompagnati da fatica e dubbi. Ma giorno dopo giorno, con la costanza e il sostegno giusto, ha raggiunto un traguardo impensabile: correre 1000 metri in pista. In piedi, con il solo aiuto del suo mezzo, ha percorso una distanza che per lui significava tutto. Un chilometro di libertà, autonomia, orgoglio.

Il percorso di allenamento

Simone non è partito da zero. Ha dovuto lavorare duramente con fisioterapisti e allenatori per capire come sfruttare al meglio le sue forze. Ogni allenamento era una sfida: mantenere l’equilibrio, trovare la giusta spinta, respirare in modo controllato. Ma con la tenacia che lo contraddistingue, ha saputo migliorarsi giorno dopo giorno.

Non era solo una questione fisica. Era mentale. Era la consapevolezza che quel chilometro, anche se lento e faticoso, era il simbolo di un nuovo inizio. Un modo per dire: “Io ci sono. Io corro. Io vivo”.

Cos’è il Frame Runner disabilità

Il Frame Runner disabilità è un mezzo a tre ruote, privo di pedali, pensato per persone con difficoltà motorie gravi ma con una residua capacità di spinta. Ha una sella regolabile, un manubrio e un telaio che sostiene il busto. Il movimento avviene grazie alla forza delle gambe. Non serve equilibrio autonomo: ci si appoggia con busto e braccia. Per Simone, questo ha significato stare in piedi e muoversi in modo attivo per la prima volta.

Una nuova identità sportiva

Simone oggi non è più solo un giovane con disabilità. È un atleta. Non professionista, ma appassionato, determinato. Le sue giornate hanno preso un ritmo diverso. C’è l’allenamento, la preparazione, la voglia di migliorarsi. Il Frame Runner disabilità non è solo un ausilio: è uno strumento che gli ha restituito una parte della sua identità.

I benefici nella sua vita

Da quando ha iniziato a usare il Frame Runner disabilità, Simone ha ottenuto miglioramenti evidenti nella postura, nella forza muscolare e nel benessere generale. Ma il cambiamento più forte è avvenuto dentro: si sente più autonomo, più sicuro, più partecipe. Lo sport è diventato un mezzo di espressione, non solo un’attività fisica.

Simone ha raccontato di sentirsi finalmente libero, anche solo per un’ora. Libero di correre, sudare, emozionarsi. Libero di essere se stesso.

Un mezzo che può cambiare molte vite

La storia di Simone dimostra che il Frame Runner disabilità può essere una svolta per tante persone. Permette di allenarsi, di vivere lo sport in modo attivo e partecipare a gare. È adatto a bambini, ragazzi e adulti con paralisi cerebrali, esiti di traumi o patologie neurologiche. Serve una valutazione medica e la volontà di mettersi in gioco.

Simone non è un’eccezione. È un esempio. Un modello di cosa può succedere quando alle persone con disabilità viene data una possibilità concreta.

In Italia: tra realtà e possibilità

In Italia, il Frame Runner disabilità è ancora poco diffuso. Ma storie come quella di Simone possono accendere l’interesse e spingere le istituzioni a fare di più. Ormesa, azienda italiana, produce dispositivi su misura. Alcune ortopedie li adattano e seguono le persone passo dopo passo. Associazioni familiari e locali si attivano per finanziare e promuovere l’attività.

Simone e la sua famiglia oggi parlano con altri genitori, con educatori, con medici. Raccontano cosa significa avere uno strumento che non cura, ma dà vita. Che non cancella una disabilità, ma la trasforma.

Costi e accessibilità

Il costo di un Frame Runner disabilità varia dai 3.000 agli 8.000 euro. In alcuni casi le ASL possono contribuire. Spesso sono le famiglie, come quella di Simone, ad attivarsi con raccolte fondi o aiuti privati. Anche le agevolazioni fiscali previste dalla legge 104 possono dare una mano.

La famiglia Menin ha affrontato spese, burocrazia, attese. Ma il sorriso di Simone, il suo sguardo quando corre, valgono ogni sforzo.

Gare e contesto internazionale

Nel mondo, il Frame Runner disabilità è già presente nelle competizioni paralimpiche. Esistono gare ufficiali e categorie apposite. Alcuni Paesi lo introducono nelle scuole. In Italia si sta lavorando per costruire un circuito stabile. Simone, nel suo piccolo, rappresenta già un esempio da seguire.

Inclusione attraverso lo sport

Simone oggi partecipa a eventi, condivide la sua storia, motiva altre persone. Dimostra che la disabilità non deve essere un ostacolo alla partecipazione. Con il Frame Runner disabilità, non si tratta solo di correre, ma di esserci, di contare, di vivere.

Quando Simone corre, non corre solo per sé. Corre per chi non ha ancora trovato un modo per farlo. Corre per dimostrare che esistono alternative. Corre per dire che l’inclusione passa dai fatti, non dalle parole.

Perché raccontare questa storia

Raccontare la storia di Simone serve a mostrare che l’inclusione non è una parola astratta. È fatta di strumenti concreti, come il Frame Runner disabilità, ma anche di famiglie che non si arrendono, di strutture che credono nelle potenzialità delle persone, di comunità che sanno sostenere.

Questa storia va raccontata anche perché troppo spesso le vite delle persone con disabilità vengono ridotte al silenzio. Simone ci mostra che quel silenzio può essere rotto. Con la fatica, con la corsa, con la voglia di esserci.

Sintesi

Simone ci insegna che la libertà può avere forme diverse. Per lui, ha preso la forma di un mezzo a tre ruote che lo ha portato a correre in pista. Il Frame Runner disabilità non è solo una soluzione tecnica, ma un simbolo di cambiamento possibile. Il suo esempio merita spazio, ascolto e imitazione. Merita politiche pubbliche adeguate, spazi sportivi accessibili, allenatori formati. Merita un’Italia che non lasci nessuno indietro.

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