Ci sono imprese che non si misurano in metri, ma in significato. Ci sono scalate che non puntano alla vetta, ma all’anima. E poi c’è Simone Orlando, che con la sua carrozzina ha attraversato le Alpi. Non per stupire, non per apparire. Ma per dire: “Anche noi esistiamo. Anche noi contiamo.”
Le gambe ferme, la testa in cammino
Simone nasce con una malattia neuromuscolare progressiva. Da giovane si muove con difficoltà, poi arriva la carrozzina. Per molti sarebbe il momento della rinuncia. Per lui no. Simone è uno che ha sempre camminato con la testa. Legge, si informa, osserva. Non si accontenta. Vuole vivere tutto. Anche quello che sembra proibito.
Ama la montagna, anche se la montagna non sembra fatta per lui. Quei sentieri stretti, sassosi, ripidi. Quelle salite dove spesso manca persino il rispetto, figurarsi l’accessibilità. Eppure, in mezzo a tutto questo, nasce l’idea.
L’impresa di Simone Orlando: attraversare l’Alta Via in carrozzina
Attraversare le Alpi in carrozzina. Sì, proprio l’Alta Via. Un percorso riservato normalmente a camminatori esperti. Simone non lo fa per record o per visibilità. Lo fa per portare un messaggio: la disabilità deve uscire dal silenzio.
Non è un gesto improvvisato. È un progetto studiato, sognato, costruito. Simone coinvolge amici, guide, tecnici. Serve attrezzatura, supporto logistico, tenacia. Ma soprattutto serve il motivo. E lui ce l’ha chiaro: “Voglio portare il tema dell’accessibilità dove nessuno lo mette: in cima.”
Ogni metro conquistato da Simone Orlando è un messaggio politico
Le giornate iniziano presto. Fa freddo. Le ruote slittano su pietre, terra, fango. A volte servono più persone per spingere, sollevare, aiutare. Simone si ferma, prende fiato, stringe i denti. Ma va avanti.
Ogni metro è una battaglia vinta. Non solo per lui. Per tutte le persone disabili che si sentono escluse da certi luoghi, da certi discorsi, da certe esperienze. Simone diventa voce di chi non viene ascoltato.
Un viaggio nelle Alpi e dentro sé stesso
Non è solo un viaggio fisico. Attraversare le Alpi è anche fare i conti con sé stessi. Le giornate sono lunghe, i pensieri tanti. Simone riflette su cosa significhi dipendere dagli altri, ma anche su quanto coraggio serva per chiedere aiuto.
Nessuna retorica. Solo verità. La fatica è vera. Il dolore è vero. Ma anche la bellezza lo è. I panorami, il silenzio dei boschi, l’aria pulita. Tutto è intenso. Tutto è vita.
Quando la carrozzina di Simone Orlando diventa megafono
Il viaggio diventa notizia. Prima i media locali, poi quelli nazionali. Ma Simone Orlando non cerca fama. Vuole cambiare le cose. Chiede attenzione, ma anche azione.
Chiede che si inizino a pensare i luoghi naturali come accessibili. Che si smetta di escludere per abitudine. Che l’inclusione non resti solo una parola nei palazzi, ma diventi realtà su sentieri, nei trasporti, nelle scuole.
L’attivismo quotidiano di Simone Orlando
Dopo le Alpi, Simone Orlando continua a muoversi. Convegni, scuole, progetti educativi. Non ama i riflettori, ma non si tira indietro. Racconta la sua storia con lucidità e semplicità. E colpisce per questo.
Non grida. Ma resiste. E così arriva lontano.
Simone Orlando: un riferimento per chi si sente invisibile
Simone è diventato un punto di riferimento per molti. C’è chi lo cerca per consigli, chi per ascolto, chi solo per sapere che non è solo. Lui non si mette sul piedistallo. Ma c’è. E basta questo.
Con le sue ruote consumate, i muscoli stanchi e la testa sempre accesa, ricorda a tutti che si può essere attivisti anche senza urlare. Basta esserci. E non arrendersi mai.
Perché raccontare la storia di Simone Orlando?
Perché non è solo una storia sportiva. È un messaggio diretto, che parla a chiunque si sia sentito escluso. È la prova concreta che la disabilità non è un limite alla vita, ma una condizione da vivere con pienezza.
È la stessa forza che muove chi, come te il sottoscritto, decide di affrontare una maratona senza chiedere trattamenti speciali, ma solo il diritto di partecipare. È la stessa fame di strada, di presenza, di verità.
Simone non cerca di farsi notare. Ma si fa notare lo stesso. Quando una carrozzina appare in cima a una montagna, non è una foto da copertina. È un grido silenzioso. Che dice: ci siamo. E non torniamo indietro.