María Soledad Cisternas: La giustizia oltre lo sguardo

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María Soledad Cisternas: La giustizia oltre lo sguardo
María Soledad Cisternas, cieca dall’adolescenza, è diventata una delle voci più autorevoli al mondo sui diritti delle persone con disabilità. Ha guidato il Comitato ONU e lavorato per rendere l’accessibilità un diritto, non un favore.

María Soledad Cisternas Quando si pensa ai diritti delle persone con disabilità, spesso si immagina qualcuno che lotta per accedere a un autobus, a un marciapiede, a una scuola. Tutto giusto. Ma ci sono battaglie ancora più profonde: quelle per essere considerati cittadini a pieno titolo, capaci di decidere per sé stessi, di partecipare alla società. María Soledad Cisternas queste battaglie le ha combattute con la testa alta. E con gli occhi chiusi. Perché è cieca. Ma ha visto molto più lontano di tanti altri.

Chilena, avvocata, attivista, prima presidente del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e poi Inviata Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite. La sua storia è fatta di studio, ostinazione e voce. Una voce limpida e netta che ha cambiato leggi, mentalità, intere istituzioni.

La disabilità come condizione, non come ostacolo

María Soledad Cisternas nasce nel 1959 a Santiago del Cile. A 14 anni inizia a perdere progressivamente la vista. Una malattia degenerativa la porterà alla cecità totale nel giro di pochi anni. In quel momento non esistevano grandi reti di supporto. Ma lei non si ferma.

Continua a studiare, si iscrive a giurisprudenza all’Universidad Católica. Impara il braille, si fa leggere i testi da amici e familiari, inventa strategie per superare un ambiente universitario che non era pensato per chi, come lei, non poteva vedere. Si laurea. E inizia subito a lavorare come avvocata.

Il diritto come strumento di giustizia

Per María Soledad Cisternas, il diritto non è una professione tecnica. È uno strumento per ridurre le disuguaglianze. Dopo alcuni anni di attività legale, capisce che la vera sfida è più ampia: far riconoscere la piena cittadinanza delle persone con disabilità.

Nel 2001 fonda il Programma di Azione per l’Inclusione delle Persone con Disabilità presso l’Università Diego Portales. Un laboratorio di idee, formazione e azione. Ma il suo lavoro non si ferma lì. Entra in contatto con reti internazionali, ONG, istituzioni. Inizia a viaggiare, a portare la sua esperienza in contesti sempre più ampi.

La Convenzione ONU e il Comitato internazionale

María Soledad Cisternas tra  il 2002 e il 2006 partecipa attivamente ai negoziati per la stesura della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, il primo trattato internazionale che riconosce le persone con disabilità come soggetti di diritto e non come oggetti di protezione.

Non è solo una questione di linguaggio. È una rivoluzione culturale. María Soledad è tra le voci più autorevoli in quel processo. Chiara, ferma, sempre rispettosa ma mai accomodante.

Nel 2008 entra nel Comitato delle Nazioni Unite che monitora l’attuazione della Convenzione. Ne diventa presidente nel 2013. È la prima donna latinoamericana, la prima persona con disabilità visiva, a ricoprire questo ruolo. Una svolta storica.

Inviata speciale del Segretario Generale

María Soledad Cisternas nel 2017 viene nominata Inviata Speciale del Segretario Generale dell’ONU per le persone con disabilità e l’accessibilità. Un ruolo strategico, che la porta a rappresentare milioni di persone nel mondo davanti a governi, istituzioni, aziende, università.

Il suo compito è portare il tema dell’inclusione oltre la retorica. Rendere visibile ciò che spesso resta invisibile. María Soledad chiede che le persone con disabilità siano incluse nelle politiche pubbliche, nei programmi scolastici, nel lavoro, nella cultura.

Il suo approccio è sempre pratico, diretto, competente. Non si limita a “sensibilizzare”. Porta proposte concrete, strumenti, soluzioni.

Una voce chiara e netta

María Soledad Cisternas ha un tono inconfondibile: pacato, ma deciso. Nei suoi interventi parla sempre con chiarezza: “Le barriere non sono nel corpo delle persone. Sono nella società.”
Non accetta la narrazione eroica né quella pietistica. Sostiene che la disabilità è parte della diversità umana, e che ogni persona deve avere gli strumenti per esprimere le proprie capacità.

Insiste molto sull’accessibilità universale: non solo rampe e ascensori, ma anche informazione comprensibile, tecnologie inclusive, processi decisionali aperti. E sottolinea sempre l’importanza del nulla su di noi senza di noi: le politiche per la disabilità devono essere scritte con chi le vive.

Premi e riconoscimenti

María Soledad Cisternas per il suo lavoro, ha ricevuto numerosi premi. Tra questi, il prestigioso Premio Internazionale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, ricevuto nel 2014. Ma ciò che conta di più per lei è l’effetto che il suo lavoro ha avuto sulla vita concreta di tante persone.

Ha contribuito a cambiare leggi in vari paesi. Ha formato centinaia di attivisti. Ha aperto strade prima impensabili. E tutto questo, sempre con la semplicità di chi sa cosa significa affrontare ostacoli ogni giorno, anche solo per uscire di casa.

Non solo leggi

María Soledad Cisternas  oltre  al lavoro istituzionale, María Soledad ha sempre mantenuto un forte legame con le persone. Partecipa a eventi locali, incontra associazioni, dialoga con giovani, partecipa a progetti educativi. Scrive articoli, tiene conferenze, partecipa a documentari.

La sua intelligenza giuridica si unisce a una grande capacità comunicativa. Racconta la sua esperienza personale senza mai farne spettacolo. Ma con una sincerità che arriva.

Perché parlarne qui?

Perché María Soledad Cisternas incarna tutto ciò che racconto nel mio blog, il diritto di esistere senza chiedere il permesso. Di partecipare, di decidere, di contare.

Come il sottoscritto, non ha mai chiesto di essere trattata con riguardo. Ha chiesto solo di avere spazio. E di potersi muovere, con il proprio ritmo, con i propri strumenti, ma alla pari.

Ha dimostrato che anche senza vedere si può avere una visione chiara del mondo. Che anche senza muoversi liberamente si può far muovere interi sistemi.
E che il diritto non serve solo a chi ha potere. Ma anche e soprattutto a chi ne ha bisogno per farsi ascoltare.

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