Luca Pancalli, classe 1964, politico e atleta.

Abilità diverse
luca pancalli

Fin da giovanissimo, Luca Pancalli, pratica il nuoto, diventando nazionale juniores di pentathlon moderno. Nel 1981, in un incidente durante una gara di equitazione, riporta una lesione spinale con paralisi delle gambe. Partecipa a quattro edizioni dei Giochi paralimpici, vincendo otto ori, sei argenti, un bronzo. È prima vicepresidente (1996) e dal 2000 presidente della Federazione italiana sport disabili, che guida ancora oggi dopo la sua trasformazione in Comitato italiano paralimpico

Luca Pancalli è sempre stato “malato di sport”, sin da piccolo, i suoi genitori hanno utilizzato per tutti e tre i figli lo strumento dello sport anche con una funzione educativa, formativa e di crescita.

Luca Pancalli e l’incidente

Non amava andare a cavallo e non era assolutamente preparato a una competizione internazionale. Al sorteggio del cavallo ricorda perfettamente che infilò la mano, e delle due palline rimaste ne prese una. Poi, non sa per quale segno del destino, la lasciò per prendere l’altra. Fu così che gli capitò un cavallo particolarmente nervoso.

Durante la gara cadde. Oggi considera quell’incidente quasi un incidente di percorso. Probabilmente doveva andare così, tutto lo ha portato in quella direzione.

La madre non lo mise in una campana di vetro, anzi fu nei suoi confronti molto più dura e esigente, pretendendo molto di più dopo l’incidente che non prima. Sia nella scuola sia nel percorso di recupero.

Fu lei che cercò Antonio Maglio. Quando incontrò il professor Maglio la prima volta rimase fulminato dal suo sguardo, perché li guardava dritto negli occhi e li penetrava, e gli disse: «Tu amavi far sport, eri un atleta? E perché non continui? Tu devi continuare e devi ricominciare». Col tempo Luca Pancalli raccolse quell’amo lanciato dal professore Maglio e si presentò in piscina.

Luca Pancalli e il nuoto

Di nuovo in piscina. Il nuoto è diventata la sua disciplina paralimpica, dove ha avuto i migliori successi. Ha capito che doveva mettere a frutto tutto quello che aveva imparato per tanti anni, e cambiare modelli di bracciata per adattarli a un nuovo assetto del corpo. Si è messo a studiare, sia tecnicamente sui libri, sia provando in acqua tutte quelle metodologie che l’hanno portato ad una tecnica nuova e poi ai risultati ottenuti.

Sia da atleta sia poi da dirigente ha voluto aiutare questo movimento a uscire da quell’angolo di pietismo nel quale si trovavano.

Il pensiero di Luca Pancalli per il CIP

“Il Comitato italiano paralimpico è un sentimento, è una missione, è l’essenza di un mondo della disabilità che vuole dimostrare un po’ – quasi lo sport fosse la metafora della vita – che nel momento in cui ci vengono date le opportunità per esprimere le nostre abilità, diventiamo degli atleti.

Il professor Maglio lanciò il seme, l’idea straordinaria di utilizzare lo sport come strumento riabilitativo: è quello che oggi abbiamo raccolto e rilanciato entrando nelle unità spinali, nei centri di protesizzazione con l’Inail a Budrio, in tutti quei luoghi dove lo sport si può affiancare ai percorsi di riabilitazione.

Il mondo paralimpico, il comitato paralimpico, è una grande famiglia, una grande famiglia che ha un fil rouge che tiene unita tutta la famiglia, che è la sofferenza attraverso la quale ciascuno di noi è passato.

La sofferenza è un minimo comun denominatore, e per ognuno di noi lo sport ha rappresentato un elemento di esplosione in termini di speranza, di capacità, di riscatto, del riappropriarsi della vita.”

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