Carlo Calcagni, colonnello e atleta classe 1968

Abilità diverse
carlo calcagni

Carlo Calcagni nasce il il 30 ottobre 1968 e, a soli 20 anni, si arruola nell’Esercito diventando ben presto Ufficiale di Prima Nomina presso la Scuola di Paracadutismo di Pisa e completando il suo percorso formativo dapprima a Frosinone e poi a Viterbo.

Dopo aver partecipato a numerose missioni internazionali in vari paesi, nel 1996 viene mandato in Bosnia, dove si impegna al massimo per salvare vite umane e curare feriti militari e civili.

Parallelamente all’impegno militare, il colonnello ha sempre coltivato la passione per il ciclismo a livello agonistico, fregiandosi di 15 titoli di Campione Italiano di ciclismo su strada, e conquistandosi il titolo di Migliore Atleta dell’Esercito Italiano nell’anno 2001.

Grazie alla sua determinazione e a un’innata passione per lo sport e per la carriera militale, Carlo Calcagni è riuscito ad eccellere in entrambi i settori, senza mai risparmiarsi, ma offrendo sempre il meglio di sé fino alla tragica scoperta della grave patologia contratta durante la Missione di Pace in Bosnia nel 1996.

La malattia di Carlo Calcagni

Dopo essere stato ricoverato per alcuni accertamenti, nel 2002, Carlo Calcagni viene a conoscenza delle tragiche conseguenze che la Missione di Pace in Bosnia hanno lasciato sul suo organismo.
Da questo momento ha inizio il lungo calvario che lo vede protagonista attraverso fasi di profonda sofferenza sempre affrontate con un’eccezionale forza d’animo che non lo ha mai abbandonato.
A causa delle sue patologie gravemente invalidanti, ottiene un’invalidità permanente associata al riconoscimento di Vittima del Dovere e di iscrizione al Ruolo d’Onore.

Negli ultimi anni Carlo Calcagni viene seguito dai medici del Breakspear Hospital del Regno Unito, che è l’unica struttura Europea specializzata nei trattamenti della Sensibilità Chimica Multipla e delle altre patologie causate dalla contaminazione da metalli pesanti da cui è affetto.

La già gravissima malattia multi-organo si è infatti complicata con l’insorgenza di cardiopatia diastolica ventricolare, demielinizzazione delle fibre nervose (soprattutto encefaliche) di tipo autoimmune, poli-neuropatia, atassia muscolare, fibromialgia e sindrome di affaticamento cronico, fino alla diagnosi di Morbo di Parkinson risalente all’anno 2015.

La presenza di concentrazioni elevate di metalli pesanti (mercurio, piombo, arsenico, cadmio e altri) può provocare numerose patologie derivanti dalla loro elevata tossicità e dal tipo di contatto, che in alcuni casi può rivelarsi letale.
L’organismo umano infatti è in grado di metabolizzare soltanto piccole concentrazioni di questi composti, che si accumulano a livello di organi vitali come fegato, reni, tessuto osseo e soprattutto sistema nervoso centrale.

Ogni giorno il colonnello Calcagni si sottopone a cure multiple, sia farmacologiche che cliniche, tra cui ossigenoterapia in camera iperbarica ed esposizione a raggi infrarossi per almeno due ore al giorno.
Egli inoltre deve affrontare periodicamente terapie infusionali e trasfusioni ematiche, allo scopo di stimolare il sistema immunitario, costantemente impegnato contro le frequenti infezioni batteriche che potrebbero evolvere in setticemia.

Qual è il messaggio di Carlo?

La sua definizione, “sono un soldato, sono un uomo e sono un sognatore”, è una frase emblematica della tempra di questo eroe, che rappresenta un esempio encomiabile per tutti i malati che non vogliono arrendersi.
Il colonnello è profondamente convinto che la sua missione ora sia quella di divulgare un messaggio di speranza a tutte le persone in difficoltà, puntando sullo sport che può realmente migliorare la qualità della vita.

L’onore, la dignità, la determinazione, l’altruismo, l’amore verso il prossimo, il coraggio, il sacrificio e la speranza sono le componenti fondamentali dell’indole di questo uomo, il cui motto è quello di “mai arrendersi.

L’atleta Carlo Calcagni, nonostante l’esposizione al nemico invisibile che ha ucciso 400 colleghi e colpito diverse migliaia di militari, continua a perseguire i suoi obiettivi supportato dall’affetto e dall’ammirazione di tantissime persone.

Nonostante sia stato distrutto dall’uranio, il colonnello Calcagni, che attualmente vive in provincia di Lecce, è convinto che la sua missione sia stata comunque utile per salvare numerose vite. Egli deve sottoporsi a terapie continuative sia di giorno che di notte, quando è costretto a dormire con il ventilatore polmonare per evitare il soffocamento.

 

 

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