La Disabilità In un mondo che corre veloce e pretende sempre di più, fermarsi a capire e includere chi vive con una disabilità intellettiva è un atto di civiltà, di giustizia e di umanità. Eppure, per troppo tempo, queste persone sono rimaste invisibili, spesso isolate e senza una vera possibilità di esprimere sé stesse. Oggi, grazie a normative nazionali e internazionali, qualcosa è cambiato. Ma la strada verso una piena inclusione è ancora lunga.
Cos’è la disabilità intellettiva?
La disabilità intellettiva non è una malattia, ma una condizione permanente che si manifesta durante lo sviluppo e comporta limiti significativi nel funzionamento intellettivo e nel comportamento adattivo. Questi limiti influiscono su molte aree della vita quotidiana: comunicazione, cura di sé, socializzazione, apprendimento, gestione del denaro, e molte altre attività fondamentali, per chi vive con una disabilità.
Ogni persona con disabilità intellettiva è diversa: ci sono gradi di compromissione più o meno gravi, e spesso si associano altre condizioni, come disturbi del linguaggio, disturbi dello spettro autistico o problematiche motorie. Per questo, ogni percorso educativo, sociale o lavorativo va personalizzato, cucito su misura, come un abito artigianale.
I numeri della disabilità intellettiva
La disabilita secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa l’1-3% della popolazione mondiale vive con una disabilità intellettiva. In Italia, secondo i dati ISTAT e quelli raccolti da associazioni come ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), si stima che circa 200.000 persone siano affette da forme più o meno gravi di disabilità intellettiva.
Ma i numeri non raccontano tutto. Dietro ogni statistica ci sono volti, famiglie, vite complesse e spesso segnate da esclusione, discriminazione o semplicemente da mancanza di opportunità.
La tutela dei diritti: dalle leggi italiane alla Convenzione ONU
Per la disabilità L’Italia ha compiuto passi importanti nella tutela dei diritti delle persone con disabilità intellettiva, soprattutto a partire dagli anni ’90. Ma la svolta culturale e giuridica più significativa è arrivata nel 2006, con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (ratificata in Italia con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009). Questo trattato internazionale ha cambiato radicalmente la prospettiva: non più “oggetti” di assistenza, ma soggetti attivi, titolari di pieni diritti, capaci con i giusti sostegni – di partecipare alla vita sociale, culturale, educativa e lavorativa.
Ecco alcuni punti chiave della normativa italiana e internazionale:
La Legge 104/1992
La disabilità è il punto di riferimento per i diritti stabilisce: il diritto all’integrazione scolastica, con insegnanti di sostegno e piani educativi personalizzati (PEI);
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il diritto a permessi lavorativi per i familiari che assistono persone con disabilità grave;
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l’accesso a servizi sociosanitari e assistenziali;
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l’obbligo per gli enti pubblici di rimuovere le barriere alla partecipazione.
La Legge 68/1999 sull’inserimento lavorativo
Per la disabilità questa legge impone alle aziende pubbliche e private con più di 15 dipendenti l’obbligo di assumere persone con disabilità (compresi coloro con disabilità intellettiva) secondo una quota proporzionale. Tuttavia, le difficoltà restano enormi: poche aziende attivano percorsi inclusivi reali, e la disabilità intellettiva è ancora la meno considerata nel mondo del lavoro.
La Legge sul “Dopo di noi” (Legge 112/2016)
Per la disabilità una delle paure più grandi delle famiglie con figli con disabilità intellettiva è: “Cosa succederà quando noi non ci saremo più?”
Questa legge offre strumenti per garantire un futuro dignitoso: dalla possibilità di creare trust familiari (fondi patrimoniali destinati a tutelare la persona disabile) a progetti di vita indipendente, con il supporto delle istituzioni.
Inclusione scolastica e diritto allo studio
Grazie alle normative attuali, tutti gli alunni con disabilità hanno diritto a:
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frequentare le scuole pubbliche di ogni ordine e grado;
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ricevere il sostegno di figure specializzate (insegnanti di sostegno, assistenti educativi, educatori);
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avere un PEI basato su una valutazione funzionale condivisa tra famiglia, scuola e servizi sanitari.
Tuttavia, la qualità di questi servizi varia molto da regione a regione, e spesso le famiglie si trovano a lottare per ottenere ciò che spetta loro di diritto.
Le sfide quotidiane: oltre le leggi, serve cultura
Per la disabilità non bastano le leggi. Serve un cambiamento culturale profondo. Spesso la disabilità intellettiva viene ancora associata a pregiudizi, infantilizzazione o paura. È comune che ragazzi e adulti con disabilità intellettiva vengano esclusi da contesti sociali, educativi o sportivi semplicemente perché “non sanno comportarsi come gli altri”.
Ma è proprio qui che la società deve interrogarsi: chi decide qual è il comportamento “giusto”? E soprattutto, è giusto escludere chi ha solo bisogno di più tempo, di più comprensione, di più fiducia?
Il ruolo delle famiglie e delle associazioni
Per chi ha una disabilità le famiglie sono spesso le prime, e a volte le uniche, a battersi per i diritti dei loro cari. Ma non sono sole. In Italia operano tante realtà straordinarie, come:
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ANFFAS, presente in tutto il territorio nazionale, che offre supporto legale, psicologico e progetti di inclusione;
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CoorDown, che lavora per l’inclusione delle persone con sindrome di Down;
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Fondazione Dopo di Noi, che sostiene l’autonomia delle persone con disabilità anche in assenza dei genitori.
Queste realtà promuovono una visione moderna della disabilità: non come limite, ma come diversità da accogliere e valorizzare.