Accessibilità mobilità disabili: se il diritto alla libertà di movimento diventa un costo

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Accessibilità mobilità disabili: se il diritto alla libertà di movimento diventa un costo
In Veneto le persone con disabilità devono pagare batterie e pezzi delle carrozzine elettroniche. Un attacco all'accessibilità mobilità disabili che viola diritti fondamentali.

C’è qualcosa che fa male più delle barriere architettoniche: sono quelle invisibili, quelle burocratiche, quelle che ti dicono “per muoverti devi pagare”. È quello che sta accadendo in Veneto, dove da pochi mesi le persone con disabilità motoria si ritrovano a dover pagare di tasca propria batterie, motori e altri componenti delle carrozzine elettroniche. Un cambio di regole che non solo è scorretto, ma disumano.
Questa è una grave violazione del diritto all’accessibilità mobilità disabili, che dovrebbe essere garantito ovunque, senza condizioni. Non si può parlare di società civile se si scarica sulla persona disabile il costo della propria autonomia. È un segnale allarmante per tutto il sistema dell’accessibilità mobilità disabili.

L’allarme lanciato da chi vive la disabilità sulla pelle

A far scoppiare il caso è stato Luca Faccio, attivista e blogger con disabilità motoria, che ha denunciato pubblicamente il comportamento dell’azienda sanitaria del suo territorio. “Le batterie non te le paghiamo più”, si è sentito dire. E con lui tanti altri. Alcuni lo hanno saputo per posta, altri se ne sono accorti solo quando la carrozzina ha smesso di funzionare. Risultato? Immobilità forzata. Dipendenza dagli altri. Frustrazione.
La situazione è l’esatto contrario di ciò che dovrebbe garantire un sistema basato sull’accessibilità mobilità disabili: qui si punisce chi ha bisogno di un ausilio per vivere. Questa situazione sta minando la fiducia nel sistema pubblico e crea forti disparità nell’accessibilità mobilità disabili su base regionale.

Cosa dice la legge nazionale

Secondo il Nomenclatore Tariffario Nazionale, le batterie e i pezzi di ricambio delle carrozzine elettroniche devono essere garantiti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale, a meno che l’ausilio sia ancora in garanzia (in quel caso se ne occupa il produttore). Questo vale in tutta Italia, perché parliamo di un diritto essenziale. E allora com’è possibile che una Regione come il Veneto decida diversamente?
La risposta è semplice e inquietante: una delibera regionale ha modificato l’applicazione del Nomenclatore, limitando la copertura pubblica. Dal 30 dicembre 2024, l’ULSS del Veneto ha deciso di non coprire più motori, joystick, ruote, cuscini antidecubito e batterie. Tutti elementi fondamentali. Tutti ora a carico della persona con disabilità.
Una scelta che mina alla base l’accessibilità mobilità disabili, trasformando un diritto in un ostacolo economico insormontabile. Questo crea una disuguaglianza evidente nel diritto all’accessibilità mobilità disabili tra chi può permettersi gli ausili e chi no.

Erika Monti: una storia che fa male

Tra le tante voci che si sono sollevate, quella di Erika Monti colpisce nel profondo. 49 anni, vive a Venezia e ha l’atrofia muscolare spinale. La sua carrozzina elettrica è la sua unica possibilità di autonomia. Quando si è rotta la batteria, ha chiesto aiuto alla sua ULSS. La risposta è stata una comunicazione fredda: “La sostituzione non è più prevista, è a carico dell’utente”. Costo? 680 euro. Per una persona che vive con un reddito da pensione e poco altro, è una cifra insostenibile.
Erika ha iniziato a scrivere, a fare telefonate, a chiedere chiarimenti. Nulla. E intanto è costretta a casa. Isolata. Bloccata.
Anche per lei, l’accessibilità mobilità disabili è diventata solo una bella parola che non trova riscontro nella vita reale. Le istituzioni devono garantire che ogni cittadino abbia pari accesso alla mobilità, a prescindere dal luogo in cui vive, per non rendere l’accessibilità mobilità disabili un privilegio di pochi.

Accessibilità mobilità disabili: non è un’opzione

Quando parliamo di accessibilità mobilità disabili, non stiamo parlando di un favore. Parliamo del diritto di uscire, lavorare, avere una vita. Se una batteria costa quanto metà pensione e lo Stato ti dice che devi pagarla da solo, ti sta dicendo che la tua libertà vale meno di un’auto blu.
La reale accessibilità mobilità disabili significa poter usare gli ausili senza preoccuparsi ogni mese del costo dei pezzi di ricambio. Significa sapere che lo Stato è al tuo fianco, non contro di te.
Il rischio, quando si abbandonano le persone a se stesse, è che l’accessibilità mobilità disabili resti solo nei documenti ufficiali, ma venga cancellata dalla quotidianità. Dobbiamo pretendere che l’accessibilità mobilità disabili sia garantita sempre, ovunque e senza condizioni.

Le responsabilità della Regione

La Regione Veneto, finora, non ha dato risposte chiare. L’assessore Manuela Lanzarin e il presidente Luca Zaia sono stati informati, ma non hanno modificato le disposizioni. L’ULSS 3 Serenissima ha risposto in modo burocratico, confermando che le nuove linee guida regionali non prevedono più la sostituzione gratuita.
Tutto questo mentre la legge nazionale continua a dire l’opposto. Ma allora chi ha ragione? Semplice: in uno Stato di diritto, le Regioni non possono andare contro una legge nazionale. La gerarchia delle fonti lo vieta. E la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata anche dall’Italia, lo rafforza: ogni persona ha diritto alla mobilità su base di uguaglianza con gli altri.
E quindi ha diritto anche all’accessibilità mobilità disabili vera, concreta, applicata. È fondamentale ribadire che l’accessibilità mobilità disabili non può essere oggetto di tagli o discrezionalità locali.

Le conseguenze reali: solitudine, rinunce, esclusione

Dietro ogni batteria non sostituita, c’è una storia di rinuncia. Rinuncia a un lavoro, a un viaggio, a una giornata fuori. Le carrozzine elettroniche non sono un lusso, sono una necessità. Eppure in Veneto si sta facendo passare il messaggio contrario.
Chi ha una disabilità non può nemmeno pensare di acquistare una batteria ogni 6 o 12 mesi. E il rischio è quello di creare cittadini di Serie B. Di fatto, lo Stato ti garantisce un ausilio, ma poi ti chiede di mantenerlo a tue spese.
Così l’accessibilità mobilità disabili diventa un’illusione, e non un diritto reale. Per molti, questa situazione sta significando la rinuncia totale all’autonomia, alla socialità e alla dignità. L’accessibilità mobilità disabili deve tornare a essere una garanzia effettiva, non una promessa vuota.

Cosa possiamo fare

Di fronte a tutto questo, non si può restare zitti. Servono azioni concrete:

  • Segnalare questi casi al Garante della Disabilità e al Presidente della Repubblica
  • Mobilitare le associazioni locali e nazionali
  • Presentare ricorsi collettivi
  • Raccontare, raccontare, raccontare: sui social, nei blog, nelle scuole, nei giornali

Ogni storia come quella di Erika Monti è la storia di tante persone invisibili. Ma non lo devono restare. Dobbiamo proteggere il diritto all’accessibilità mobilità disabili, perché riguarda tutte e tutti: oggi è il Veneto, domani può essere ovunque. La battaglia per l’accessibilità mobilità disabili è una battaglia di civiltà.

Il mio appello

Ho partecipato a maratone sotto la pioggia, con spalle doloranti, perché credo nella forza del messaggio. Ma nessuna gara è dura quanto dover combattere ogni giorno per ciò che dovrebbe essere scontato: potermi muovere.
Non è possibile che in Italia, nel 2025, si debba ancora chiedere il permesso per essere liberi. Non possiamo continuare a rincorrere i nostri diritti. È ora che chi governa cominci a rispettarli.
Difendere l’accessibilità mobilità disabili significa difendere la dignità umana. E ogni voce che si alza, ogni testimonianza, ogni gesto concreto può contribuire a rendere l’accessibilità mobilità disabili una realtà per tutti.

Sintesi

In Veneto, la decisione di far pagare le batterie e i ricambi delle carrozzine elettroniche a carico delle persone con disabilità è un passo indietro grave nella battaglia per l’accessibilità mobilità disabili. Va contro le leggi nazionali, contro il buon senso e contro la dignità umana. Il diritto alla mobilità deve restare gratuito e garantito, senza eccezioni.
Se hai vissuto situazioni simili o vuoi raccontarmi la tua esperienza, scrivimi. Perché insieme possiamo fare rumore. E cambiare le cose. L’accessibilità mobilità disabili dipende anche dalla forza di chi non resta in silenzio.

 

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