Disabilità: Cosa succede nel mondo della in Italia e in Europa

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Cosa succede nel mondo della disabilità in Italia e in Europa
Partecipazione politica, scuola, lavoro e diritti: il punto sulle ultime novità che riguardano la disabilità in Italia ed Europa. Dalla riforma ISEE al progetto Vote4All, passando per l’inclusione scolastica e il digitale, ecco cosa sta cambiando e cosa ancora manca.

Parlare di disabilità oggi vuol dire affrontare temi che toccano la vita quotidiana: partecipazione politica, scuola, lavoro, accesso ai servizi. A marzo 2025, alcune notizie importanti hanno riportato l’attenzione su questi aspetti. Facciamo il punto.

Il diritto di votare: il progetto europeo Vote4All

Partiamo da una domanda semplice: quante persone con disabilità possono davvero votare, in pratica, in Europa?

Nel 2019, oltre 800.000 cittadini dell’UE con disabilità non hanno potuto farlo alle elezioni europee. Troppi ostacoli: barriere fisiche, procedure complicate, leggi discriminatorie. Nel 2024 il numero è sceso, ma siamo ancora oltre i 400.000. È un problema.

Per rispondere a questa esclusione è nato Vote4All, un progetto europeo per formare “campioni della democrazia”: persone con disabilità che imparano a conoscere i propri diritti politici e a farli valere. L’iniziativa si sviluppa in diverse tappe: Milano, Porto, L’Aia, Bruxelles. A Milano si è tenuto il primo incontro, con 25 partecipanti da vari paesi. Si è parlato di accessibilità al voto, partecipazione attiva, barriere da abbattere. Un primo passo per un’Europa che non lasci fuori nessuno.

ISEE e disabilità: cosa cambia

Una novità importante riguarda il calcolo dell’ISEE, che incide direttamente sulla vita di molte persone con disabilità.

Il 5 marzo 2025 è entrata in vigore una modifica al regolamento ISEE: ora è escluso dal calcolo, fino a 50.000 euro, il valore di titoli di Stato, buoni fruttiferi e libretti postali. La misura può sembrare tecnica, ma ha un impatto concreto. Alcune famiglie potrebbero finalmente accedere a prestazioni sociali da cui erano escluse.

La riflessione però resta aperta: il sistema ISEE considera ancora come “ricchezza” indennità che dovrebbero servire a compensare spese aggiuntive dovute alla disabilità. Finché questo nodo non viene sciolto, l’accesso reale ai diritti resta parziale.

Scuola: più alunni con disabilità, ma con quali strumenti?

Altro tema cruciale: l’inclusione scolastica. I dati dell’ISTAT parlano chiaro: nell’anno scolastico 2023-2024 gli alunni con disabilità in Italia sono 359.000. Un aumento del 6% rispetto all’anno precedente, +26% negli ultimi cinque anni.

Ma la crescita dei numeri non basta. Oltre 15.000 studenti non hanno accesso alle figure professionali di cui avrebbero bisogno (assistenti all’autonomia e alla comunicazione). Il 57% cambia insegnante di sostegno ogni anno. Questo significa ricominciare da capo, ogni volta. Un danno pedagogico ed emotivo.

Inclusione non è solo presenza in classe. È continuità, competenza, ascolto. Serve un investimento serio in formazione, stabilizzazione del personale, strumenti adatti. Altrimenti i numeri restano numeri.

Disabilità e digitale: il divario ancora c’è

Viviamo in un mondo sempre più digitale, ma chi resta indietro?

Secondo Eurostat, nel 2024 solo il 78% delle persone con disabilità grave tra i 16 e i 74 anni usa regolarmente Internet, contro il 93,5% delle persone senza disabilità. Significa che c’è una fascia della popolazione che rischia di essere esclusa da informazioni, servizi, lavoro, relazioni.

Il problema non è solo tecnologico, è culturale. Le interfacce spesso non sono pensate per tutti. Mancano percorsi accessibili, strumenti adeguati, alfabetizzazione digitale mirata. Parlare di “accessibilità” digitale vuol dire parlare di diritti. Anche questo è un terreno da presidiare.

Lavoro: nuovi fondi per l’assunzione di persone con disabilità

Un decreto interministeriale del 7 febbraio 2025 ha stanziato nuove risorse per incentivare l’assunzione di persone con disabilità. Non è la prima volta, ma ogni passo in questa direzione è importante.

Il punto però resta sempre lo stesso: i fondi non bastano. Serve un cambio di mentalità nei datori di lavoro, una maggiore flessibilità organizzativa, formazione specifica. Le aziende devono capire che assumere una persona con disabilità non è un favore, è una risorsa.

L’inclusione lavorativa resta una delle sfide più complesse e decisive. Avere un lavoro non è solo questione economica: è dignità, autonomia, identità.

Riforma dell’accertamento della disabilità: parte la sperimentazione

Dal 1° gennaio 2025 è partita la sperimentazione della nuova modalità di accertamento della disabilità, prevista dal Decreto Legislativo 62/2024.

Per ora riguarda alcune province (Brescia, Trieste, Firenze, e altre 11 aggiunte di recente, tra cui Trento), durerà fino al 2027. La valutazione viene affidata direttamente all’INPS, con l’obiettivo di semplificare le procedure e ridurre i tempi.

L’intenzione è buona, ma l’attenzione deve restare alta. La valutazione della disabilità non può essere una mera questione di tabelle. Ogni persona ha una storia, un contesto, una complessità. Semplificare sì, ma senza perdere l’umanità.

Riflessione

In un solo mese sono emerse tante notizie che riguardano la disabilità. Tutte diverse, ma con un filo rosso: la partecipazione. Partecipare al voto, alla scuola, al lavoro, alla vita pubblica.

È questo il punto. La disabilità non è un mondo a parte. È parte del mondo. Le barriere, spesso, non stanno nei corpi, ma nei contesti. Nei moduli inaccessibili, nei muri delle scuole, nei pregiudizi nei colloqui di lavoro.

Ecco perché serve parlarne. Serve continuare a farlo. Con onestà, senza retorica. Perché i diritti si difendono anche così: raccontando, denunciando, condividendo. Un passo alla volta. Insieme.

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