Ultimo, la mia cura quando tutto crollava

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Ultimo
Nel buio del 2023, la musica di Ultimo mi ha salvato. Una storia vera di dolore, rinascita e gratitudine.

Nel 2022 mi arrivò un messaggio WhatsApp come tanti, ma con qualcosa di diverso. Nessun “Come stai?”, nessun meme o link qualunque. Solo una canzone. Il titolo era Rondini al guinzaglio. Premetti play senza sapere cosa aspettarmi. E mentre le parole scorrevano nelle cuffie, fu come se qualcuno stesse raccontando esattamente quello che sentivo dentro. Quel brano mi travolse. Alla fine, scrissi una domanda semplice: “Chi è questo cantante?”
La risposta arrivò subito, quasi fosse stata scritta da un angelo:
Ultimo. Non lo conosci?”No, assolutamente no.

 Fino a quel momento non l’avevo mai ascoltato. Eppure, da quel giorno, non l’ho più lasciato. Ho cercato ogni suo brano, ogni intervista, ogni parola che avesse cantato o detto. Avevo bisogno di capire chi fosse questo ragazzo capace di aprirmi il petto con una frase. E così è stato. Un colpo di fulmine. Ma non uno di quelli che fanno solo battere il cuore: uno di quelli che ti salva la vita.

Ultimo, un nome che non dimentichi

Da quel giorno ho iniziato a conoscere Ultimo non solo come cantante, ma come persona. Le sue parole non sono solo testi, sono mani tese verso chi si sente fuori posto. Non canta per moda, canta per chi ha un vuoto dentro. Per chi guarda gli altri e si sente sempre “meno”.
Nel febbraio del 2023, Ultimo è diventato la mia medicina, la mia cura.

Quello fu l’anno più difficile della mia vita. Non starò qui a elencare tutto quello che mi è crollato addosso. Ma ti basti sapere questo: le certezze che avevo costruito in anni, una dopo l’altra, si sono sgretolate. Come sabbia tra le dita.
Chi ero? Cosa volevo? Dove stavo andando?

Quando la musica ti salva

Nel buio più nero, in quelle notti dove non trovavo pace, c’era solo una cosa che mi teneva in piedi: le sue canzoni.
“Non smettere mai di credere alle favole”, diceva in Ti dedico il silenzio. E io ci credevo. Anche quando tutto sembrava perso, anche quando mi sembrava assurdo sperare.

Quante volte ho pianto ascoltando Pianeti. Quante volte ho urlato Fateme cantà con gli occhi gonfi di lacrime, in silenzio, nella mia stanza.
Ultimo ha dato voce ai miei dolori, ai miei sogni spezzati, ai miei desideri nascosti.
E soprattutto, mi ha insegnato che va bene essere fragili. Che anche un uomo che cade può rialzarsi. Che anche se sei ultimo, puoi sentirti primo.

Una voce, una presenza

Ci sono artisti che scrivono canzoni. E poi c’è Ultimo, che ti scrive dentro.
Non è solo la sua voce o il suo talento. È la verità che mette in ogni parola. È quel modo che ha di guardare il mondo, storto, ma pieno di speranza.
E per me, è stato tutto.
Perché nei momenti in cui mi sono sentito solo, lui c’era.
Quando le persone attorno non capivano, lui mi capiva.
E quando avevo bisogno di qualcuno che semplicemente restasse, senza parlare, c’era la sua musica.

Chi non l’ha provato, non può capire

C’è chi mi prende in giro. Chi mi dice che sono esagerato, fissato, quasi ridicolo nel modo in cui parlo di lui.
E forse sì, lo sono. Ma sai perché?
Perché so cosa mi ha dato. Perché so che senza Ultimo, forse oggi non sarei qui a scrivere queste parole.
Perché grazie a quella voce, grazie a quelle canzoni, ho trovato la forza di restare in piedi.
Ho imparato che essere ultimi non è una condanna, è una scelta.
Io scelgo di essere dalla parte degli ultimi. Perché lì, in fondo alla fila, ho trovato me stesso.

Un sogno che porto nel cuore

Il 10 e 11 luglio sarò allo Stadio Olimpico di Roma.
Ci sarò io, Claudio, con il mio cuore pieno di riconoscenza.
Sotto quel cielo, tra migliaia di persone, ci sarò con il mio sogno in tasca: un giorno poterlo abbracciare. Guardarlo negli occhi e dirgli “Grazie”.
Grazie perché hai cantato quando io non avevo più voce.
Grazie perché hai creduto nei sogni quando io avevo smesso.
Grazie perché esisti.

Ultimo non è un cantante, è un compagno di viaggio

Tutti noi abbiamo una storia. Tutti portiamo cicatrici che nessuno vede.
Ma a volte, basta una canzone per ricucire la pelle.
Basta una frase per cambiare direzione.
Ultimo ha fatto questo per me.
Ha preso la mia mano nel buio e mi ha detto: “Vieni, andiamo”.
E io l’ho seguito. Ho camminato con lui dentro le sue melodie, le sue ferite, le sue rinascite.
E ho trovato le mie.

Dalla parte degli ultimi

Nel mio percorso, tra sport, gare, incontri, c’è sempre stata una frase che mi accompagna: “Dalla parte degli ultimi per sentirmi primo”.
È un modo di vivere. È quello che sono.
E quando ho scoperto Ultimo, ho capito che lui, quella parte lì, la conosce bene.
Perché anche lui ha lottato. Anche lui è caduto.
E anche lui ha scelto di restare dalla parte giusta, quella degli invisibili.

A chi oggi soffre, a chi non vede luce

Se stai leggendo queste parole e stai attraversando un periodo buio, ascolta me.
Ascolta Ultimo.
Non perché è famoso. Non perché è bravo.
Ma perché ha sofferto come te. E ha trovato un modo per urlare al mondo che il dolore non ci distrugge: ci costruisce.
Prendi quella canzone che ti parla di più. 
Riascoltala cento volte. E poi una volta ancora.

Non smettete mai di credere alle favole

Lo dice lui. E oggi lo dico anch’io.
Anche quando la realtà ti schiaccia. Anche quando le cose non vanno come speravi.
Continua a credere che qualcosa di bello possa succedere.
Perché le favole esistono. E a volte cominciano proprio con un messaggio WhatsApp.
Con una canzone.
Con un “Ultimo. Non lo conosci?”

Ecco, oggi lo conosco. E lo porto dentro.
Ogni giorno, in ogni battito.

E mentre conto i giorni che mi separano dal concerto, mentre preparo il cuore per quel momento, so una cosa:
qualunque cosa accada, io non sarò mai più solo.
Perché ho trovato una voce che canta con me.
E per me, Ultimo, sarà sempre molto di più di un artista.

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