Trezeri54 Podcast: Chiacchiere e inclusione: la strana coppia tra sport e sogni

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp
sport
Io e Monica siamo stati ospiti del Trezeri54 Podcast per raccontare la nostra RomaOstia e Maratona di Roma. Una chiacchierata sincera su sport, disabilità e sogni che spingono oltre ogni traguardo.

Lo sport nella nuova puntata di Trezeri54 Podcast – il chiacchiericcio seduti intorno ad un tavolo a punta, in onda su Web Live TV, la web radio che racconta storie dal litorale romano, tra Ostia e Fiumicino. Alla guida, come sempre, c’è lui: Emanuele Bompadre, voce profonda, ironia tagliente e domande che vanno dritte al cuore. Ma questa volta, al tavolo, c’eravamo anche noi: io, Claudio Palmulli, e Monica Cattaneo – per molti, semplicemente “la strana coppia”. Insieme, tra aneddoti, risate e riflessioni sincere, abbiamo raccontato la nostra ultima impresa sportiva e cosa significa vivere lo sport quando sei una persona con disabilità. E soprattutto, quando scegli di farlo con dignità, libertà e un pizzico di follia.

Ci sono incontri che non ti aspetti, ma che arrivano al momento giusto. Persone che sanno ascoltarti senza interrompere, farti sentire accolto senza giudizio. E microfoni che non amplificano solo la voce, ma anche le emozioni. Qualche giorno fa io e Monica abbiamo avuto l’onore di essere ospiti del Trezeri54 Podcast, condotto da Emanuele Bompadre su Web Live TV. Un’ora di chiacchiere vere, senza filtri, proprio come piace a noi: seduti attorno a un tavolo, con i muscoli ancora doloranti dopo la RomaOstia e la Maratona di Roma, ma con il cuore pieno.

In questo articolo vi racconto com’è andata. Vi porto dentro quel podcast, dentro le nostre risate, i nostri racconti, le nostre battaglie e i nostri sogni. Perché lo sport, per me, è sempre stato questo: un modo per raccontarsi e raccontare il mondo in cui vorremmo vivere. Un mondo dove l’inclusione non è un’eccezione, ma la regola. Buona lettura… e se vi va, buona visione anche: qui trovate l’intervista completa su YouTube.

Il ritorno al microfono, dopo due gare intense

Nello Sport eravamo reduci da due fatiche immense, ma incredibilmente belle: la RomaOstia Half Marathon e la Maratona di Roma, due gare che ormai per noi sono molto più di eventi sportivi. Sono riti di passaggio, momenti di vita che segnano un prima e un dopo. Due sfide che affrontiamo con un pettorale normale e una carrozzina normale, senza assistenza esterna, senza “sconti”, per dimostrare che l’inclusione passa anche dalla normalità. Non dalla spettacolarizzazione, ma dalla concretezza.

E allora eccoci lì, seduti a quel tavolo triangolare, davanti ai microfoni, con le braccia ancora indolenzite e il cuore pieno di emozioni. Perché ogni chilometro spinto, ogni metro conquistato, ogni sguardo ricevuto lungo il percorso, si porta dietro una storia. E quella storia abbiamo provato a raccontarla.

La forza di una coppia (strana, ma vera)

Nello sport Monica ed io siamo una squadra. O forse, qualcosa di più. Non servono definizioni precise, perché a definirci sono le esperienze che condividiamo. Lei spinge me… ma io, in realtà, spingo lei. E viceversa. Insieme affrontiamo salite fisiche e metaforiche. Lo abbiamo fatto sotto la pioggia battente della nostra prima Maratona di Roma nel 2017. Lo abbiamo fatto quest’anno, quando l’asfalto sembrava sciogliersi sotto il sole, e il pubblico ci restituiva applausi e sorrisi che valgono più di mille medaglie.

Nella puntata del podcast abbiamo parlato anche di questo: di come lo sport crea legami, cementa fiducia, fa nascere complicità dove prima c’erano solo due sconosciuti. Monica è molto più di una spinta: è presenza costante, è sguardo che capisce, è mano che sostiene. E io cerco di esserlo per lei, in modo diverso, ma con la stessa intensità.

Disabilità e sport: una sfida (non solo fisica)

Nello sport uno dei momenti più intensi del podcast è stato quando Emanuele ci ha chiesto: “Ma com’è davvero fare sport quando si è diversamente abili?”

La risposta non è semplice. Perché non si tratta solo del gesto atletico, ma di tutto ciò che lo circonda: i pregiudizi, le barriere invisibili, le burocrazie che complicano anche le cose più semplici. Ci sono gare che ancora oggi non accettano la nostra partecipazione, perché non rientriamo nelle categorie previste. E allora dobbiamo lottare. Non per avere un vantaggio, ma per avere un diritto. Quello di esserci, di metterci alla prova, di correre il nostro pezzo di mondo.

Fare sport per noi è anche un atto politico, un messaggio lanciato in faccia a chi ancora pensa che l’inclusione sia solo una parola buona per i convegni. Noi vogliamo che diventi prassi. Vogliamo che un giorno, nessuno si stupisca più nel vedere una carrozzina sulla linea di partenza.

Il microfono come megafono

quando si parla di sport, Emanuele ha fatto una cosa che in pochi sanno fare: ci ha ascoltati davvero. Ha lasciato spazio, ha colto le sfumature, ha saputo ridere con noi e commuoversi quando il racconto si faceva più profondo. In fondo, è questo che rende speciale Trezeri54 Podcast: la capacità di mescolare leggerezza e intensità, di trasformare un semplice “chiacchiericcio” in un momento autentico.

Nello sport come nella vita Il microfono, in quella puntata, non è stato solo uno strumento tecnico. È stato un megafono. Per la nostra voce, per le nostre storie, per i sogni che ancora abbiamo nel cassetto – e che, puntata dopo puntata, diventano sempre più reali.

Sognare a voce alta

Abbiamo parlato anche dei prossimi obiettivi dello sport Perché sì, siamo stanchi… ma non ci fermiamo. C’è sempre una nuova gara all’orizzonte, un nuovo traguardo da raggiungere, un altro pezzo di città da attraversare con la nostra follia inclusiva.

Emanuele ci ha chiesto se non fosse arrivato il momento di prendersi una pausa. Noi ci siamo guardati, abbiamo sorriso, e con quella complicità che solo le strade condivise sanno creare, abbiamo risposto: “Magari una pausa… ma breve. Il cuore ha già voglia di ripartire.”

Un invito a sedersi

Questa puntata non è stata solo “nostra”. È stata di chiunque, almeno una volta, si sia sentito escluso. Di chi ha voglia di cambiare le cose. Di chi sogna una società dove non si debba più aggiungere l’aggettivo “inclusivo” davanti a “sport”, perché sarà normale che lo sia. È un invito a sedersi con noi a quel tavolo a punta. A portare la propria storia, il proprio punto di vista. A non avere paura di essere diversi.

Perché alla fine, come abbiamo detto nel podcast, non è importante quanto corri veloce… ma quanto sei disposto a correre per gli altri.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *