Quando si parla di disabilità, spesso ci si concentra sull’aspetto visibile, sulla carrozzina, sull’adattamento degli spazi, sullo sport paralimpico. Ma c’è un aspetto meno evidente, più intimo, che chi vive ogni giorno in un corpo “diverso” conosce bene: il dolore. Soprattutto quello che nasce dalla postura, dallo stare seduti per troppe ore, dalla tensione che si accumula tra le scapole e nella parte bassa della schiena.
Io lo so bene, perché questo dolore mi accompagna da anni. E, per molto tempo, ho cercato di conviverci, pensavo fosse “normale”, quasi inevitabile. Poi ho scoperto l’osteopatia. O meglio, ho trovato il mio osteopata. Da quel giorno, posso dirlo senza esagerare: è cambiato tutto.
La mia esperienza personale: un percorso iniziato quasi per caso
Sono sempre stato una persona attiva. Amo lo sport, la fatica, la sfida. Ho partecipato a mezze maratone, maratone intere, eventi su strada con la mia carrozzina spinta solo dalle mie braccia. Ma più cresceva l’intensità delle mie attività, più aumentavano i fastidi: schiena rigida, dolori lombari, contratture cervicali, difficoltà di recupero.
È stato un amico a consigliarmi di provare un trattamento osteopatico. Ero un po’ scettico, lo ammetto. Non avevo mai considerato seriamente questa figura, pensavo fosse qualcosa di “alternativo”, un po’ ai margini della medicina ufficiale. Ma mi sbagliavo.
Dopo la prima seduta, ho capito che c’era qualcosa di potente in quel tipo di approccio. L’osteopata ha osservato attentamente la mia postura, ha ascoltato il mio vissuto, le mie abitudini quotidiane, il modo in cui mi siedo, come mi muovo. E poi, con una combinazione di tecniche manuali, ha iniziato a sciogliere blocchi, a liberare tensioni, a rimettere in equilibrio un corpo che da tempo chiedeva aiuto.
Cosa fa un osteopata? Perché è diverso da un fisioterapista?
Questa è una domanda che mi sento fare spesso. L’osteopata non è un mago né un massaggiatore. È un professionista che lavora sul corpo con le mani, ma con una visione globale. Non si concentra solo sul sintomo, ma cerca la causa, spesso lontana dal punto in cui sentiamo dolore.
L’osteopatia si basa sull’idea che il corpo sia un’unità, dove ogni parte è collegata. Se c’è uno squilibrio in una zona, può ripercuotersi altrove. Nel mio caso, ad esempio, le tensioni alla schiena erano legate non solo alla postura da seduto, ma anche a un disequilibrio pelvico, a una rotazione del busto che usavo per spingermi, a un sovraccarico delle spalle.
L’osteopata non ha solo “trattato” quei dolori, li ha prevenuti. E questo è stato il vero cambiamento.
Prima di ogni gara: il mio rito osteopatico
Da circa un anno, ho preso l’abitudine di farmi trattare prima di ogni gara importante. È diventato un rito, un momento di ascolto del mio corpo e di preparazione profonda. In quelle sedute, il mio osteopata lavora sulla mobilità del bacino, sulla fluidità delle spalle, sull’apertura del torace. Mi aiuta a “rimettere in asse” tutto quello che l’allenamento, la quotidianità e lo stress tendono a sbilanciare.
I benefici si vedono subito: mi sento più sciolto, più reattivo, più leggero. E soprattutto, arrivo alla linea di partenza senza dolori. Per chi, come me, partecipa a gare con una carrozzina normale spinta con le braccia, questo fa una differenza enorme.
Non esagero se dico che molte delle mie prestazioni migliori dell’ultimo anno le devo anche a lui. Il mio osteopata è parte del mio team invisibile, quello che lavora dietro le quinte ma che incide più di quanto si immagini.
Dolore da postura e disabilità: un problema sottovalutato
Spesso chi vive una disabilità motoria passa la maggior parte del tempo in posizione seduta, su una carrozzina o su un ausilio. Questo comporta una pressione continua sul bacino, sulla zona lombare, sulla cervicale. E con il tempo, se non si interviene, i problemi diventano cronici: sciatica, ernie, cefalee, blocchi articolari, stanchezza muscolare.
L’osteopatia non è una cura miracolosa, ma è uno strumento potente. Agisce in modo dolce ma profondo, ristabilendo l’armonia tra le strutture corporee. E soprattutto, dà alla persona disabile un senso di maggiore consapevolezza del proprio corpo, della propria postura, dei segnali da ascoltare.
Peccato non sia ancora detraibile… ma ne vale la pena
C’è una nota dolente, purtroppo. I trattamenti osteopatici in Italia non sono ancora detraibili fiscalmente come lo sono, ad esempio, le visite fisioterapiche o le spese mediche specialistiche. Questo, a mio avviso, è un limite che andrebbe superato. L’osteopatia è riconosciuta come professione sanitaria, ma manca ancora il passo decisivo per renderla accessibile a tutti, anche economicamente.
Eppure, nonostante ciò, posso dire che ogni euro speso ne vale la pena. Perché la qualità della vita che ho guadagnato, la libertà di muovermi senza dolore, la possibilità di continuare a praticare sport ad alto livello senza farmi male… non hanno prezzo.
Il mio osteopata non mi ha solo “aggiustato” la schiena. Mi ha dato un nuovo equilibrio, una nuova energia. E soprattutto, la certezza che posso continuare a vivere il mio corpo con dignità, benessere e serenità.
Un invito a chi legge
Scrivo questo articolo non per promuovere una moda o per fare pubblicità, ma per condividere un’esperienza vera, concreta, che può essere utile a tante persone nella mia situazione. Se vivi una disabilità, se stai spesso seduto, se soffri di dolori cronici e non trovi sollievo, prova a considerare l’osteopatia come un’opzione.
Non è una bacchetta magica, ma può diventare un compagno di viaggio prezioso, un alleato silenzioso che lavora sulle tue fondamenta.
E se trovi il professionista giusto, quello che ti ascolta davvero e ti accompagna con cura, allora sì… potrai dire anche tu che l’osteopata è qualcosa di meraviglioso.