Nel 2025 l’Italia sta finalmente facendo passi concreti verso un nuovo modo di pensare e vivere la disabilità. Siamo abituati a sentir parlare di “diritti”, ma troppo spesso ci scontriamo con muri di burocrazia, parole vuote e mancanza di ascolto. Quest’anno, però, qualcosa si muove davvero. Dopo anni di attese, il nostro Paese sta mettendo in pratica una riforma strutturale che cambia non solo le regole, ma anche il linguaggio, l’approccio e soprattutto lo sguardo sulle persone con disabilità.
Nuovo sguardo sulla disabilità: più persone, meno etichette
Tutto parte da una rivoluzione silenziosa ma potentissima: nel 2024 è stato approvato il Decreto Legislativo n. 62, entrato in vigore a metà anno. Non si parla più di “handicap” o “invalidi”, ma di persone con disabilità. È un dettaglio? No. È il primo segnale di un cambiamento culturale, che rifiuta le etichette riduttive e accoglie una visione più umana, rispettosa e realistica della diversità.
La nuova definizione di disabilità considera non solo la condizione medica, ma anche le barriere che la società pone ogni giorno. Non è più la persona ad essere “inadeguata”, ma l’ambiente ad essere spesso inaccessibile.
Una sola valutazione, meno burocrazia
Un’altra rivoluzione fondamentale riguarda la valutazione unificata. Chi, come me o come molti altri atleti e attivisti del mondo paralimpico, ha dovuto affrontare il labirinto delle visite INPS, sa di cosa parlo: invalidità civile da una parte, 104 dall’altra, sordità, cecità… ognuno con un percorso diverso, visite multiple, stress.
Dal 1° gennaio 2026 tutto questo cambierà. La valutazione sarà unica, gestita solo dall’INPS, e sarà basata su due classificazioni internazionali: l’ICD (malattie) e l’ICF (funzionamento e contesto). Il focus sarà sulla persona e sui sostegni di cui ha bisogno, non solo sulla diagnosi. Già nel 2025 è partita una sperimentazione in alcune province (Brescia, Trieste, Firenze, Salerno…) per testare il nuovo sistema.
Addio ai mille verbali: arriva la certificazione unica
Un altro aspetto che semplifica la vita riguarda la certificazione unica. Basta con mille documenti diversi per accedere a ogni singolo diritto: dal 2025, un solo certificato permetterà di usufruire delle prestazioni fiscali, sociali e sanitarie. Un passo avanti anche in termini di dignità: meno burocrazia, più tempo per vivere.
Inoltre, le persone con disabilità grave e permanente non dovranno più sottoporsi a visite di revisione periodica. Finalmente si riconosce che la disabilità non è un “periodo da monitorare”, ma una condizione da rispettare.
Il cuore della riforma: il progetto di vita
Ma la parte più interessante – e forse più rivoluzionaria è il Progetto di Vita Individuale, Personalizzato e Partecipato. Un nome lungo, ma un concetto semplice e potente: ogni persona con disabilità avrà diritto a un piano costruito intorno ai propri desideri, obiettivi e bisogni. Non più una lista di prestazioni standard, ma un percorso personalizzato.
Il progetto sarà costruito insieme a un’équipe multidisciplinare (medici, psicologi, assistenti sociali…), ma anche con la partecipazione attiva della persona e della sua famiglia. Perché ognuno di noi ha una storia, un sogno, un modo di stare al mondo. E merita di essere ascoltato.
Questo approccio, ispirato alla classificazione ICF dell’OMS, considera quattro aree fondamentali: desideri e obiettivi, barriere e facilitatori, profilo di salute, strategie e sostegni. Un cambiamento che può davvero rendere più giusta la nostra società.
Più sostegno economico: inclusione concreta
Non mancano novità anche sul fronte economico. L’assegno unico è stato esteso ai figli con disabilità senza limiti di età, con maggiorazioni in base alla gravità. E il nuovo assegno di inclusione sostiene le famiglie con ISEE basso, offrendo un contributo mensile e aiuti per l’affitto.
Per i caregiver, che ogni giorno si prendono cura di figli, genitori, partner con disabilità, sono in arrivo misure specifiche. Non è ancora abbastanza, ma è un segnale importante: chi assiste non può essere lasciato solo.
E nel concreto? Sperimentazione e tutorial
Nel frattempo, l’INPS ha già avviato la formazione per i medici certificatori, con nuovi strumenti digitali e tutorial per facilitare la compilazione dei certificati medici. Meno file, meno errori, meno stress.
L’obiettivo è chiaro: portare tutte queste novità in tutta Italia entro il 2027. Il 2025 è l’anno della preparazione, della sperimentazione, della verifica sul campo.